Rifiuti – Slitta il termine per la presentazione del MUD 2023, cosa cambia

Come previsto dalla Legge 70/1994 istitutiva del MUD, la scadenza della presentazione è fissata a 120 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto. Slitterà quindi dal tradizionale 30 aprile all’8 luglio 2023.

Cosa cambia rispetto al 2022? Approfondiamo in questo articolo le modifiche introdotte.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 10 marzo 2023 è stato pubblicato il D.P.C.M. 3 febbraio 2023 che contiene il modello e le istruzioni per la presentazione del Modello Unico di dichiarazione ambientale 2023.

MUD 2023 dati 2022: cosa cambia?

Analizziamo le differenze rispetto all’anno scorso.
Le modifiche introdotte sono poche e tutte relative alla comunicazione rifiuti e alle relative filiere.
In particolare:

SCHEDA RICICLAGGIO

Aggiunti i codici CER 150105 e 150106 tra i rifiuti compresi per produrre le frazioni merceologiche da dichiarare quali:

  • Vetro prodotto dalle entrate di cui ai codici EER 200102, 150107, 150106, 191205.
  • Plastica prodotta dalle entrate di cui ai codici EER 200139, 150102, 150105, 150106, 191204.
  • Carta e cartone prodotti dalle entrate di cui ai codici EER 200101, 150101, 150105, 150106, 191201.
  • Metalli prodotti dalle entrate di cui ai codici EER 200140, 1501041, 150106, 191202, 191203
SCHEDA RT-RAEE

Inserimento del nuovo campo denominato: “distributori”. Tale campo dovrà essere barrato qualora il soggetto che effettui operazioni di trattamento di RAEE riceva tali rifiuti dai distributori.

Fortunatamente quindi non ci sono stati stravolgimenti importanti eccezion fatta per il precedente creato dalla modalità di pubblicazione delle suddette modifiche. Il decreto, infatti, è uscito oltre i termini previsti dalla legge 70/94, che indica il primo di marzo come data ultima per presentare le modifiche al MUD affinché queste siano attuabili nell’anno di riferimento. Di fronte ai dubbi espressi a tal proposito dalla testata giornalistica, Ricicla TV, il Ministero pare abbia risposto che “Il termine del 1° marzo sia ordinatorio, come tutti quelli imputabili ai decreti attuativi”.
Tra gli operatori del settore, questo iter per così dire “straordinario”, ha suscitato grande perplessità.

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