Oltre il 96% dei siti è inaccessibile.
Il report 2025 di WebAIM Million fotografa una realtà chiara: solo il 4% dei siti web più visitati al mondo è pienamente accessibile. In altre parole, quasi tutto il web che abitiamo ogni giorno è ancora un luogo pieno di ostacoli per chi vive con disabilità o difficoltà temporanee. L’inaccessibilità digitale non è un problema marginale: significa negare a milioni di persone la possibilità di informarsi, lavorare, partecipare, acquistare online.

Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act, però, il 2025 potrebbe rappresentare un punto di svolta. Una normativa che punta a trasformare l’accessibilità da eccezione a standard, spingendo le aziende a costruire un web davvero inclusivo.
Cosa significa che un sito web è inaccessibile
Un sito inaccessibile lascia fuori milioni di persone.
Il web, per come lo conosciamo adesso, genera ostacoli ed esclude numerose persone, tra cui:
- chi ha vista o udito ridotti, sia in modo permanente o temporaneo
- chi per ragioni fisiche o situazionali ha difficoltà a usare mouse o tastiera
- chi ha difficoltà di attenzione, lettura, memoria o orientamento tra le informazioni
- chi è sensibile ad animazioni, luci o movimenti sullo schermo sperimentando fastidi o vertigini
- chi si trova in una condizione temporanea di difficoltà, come un infortunio, mal di testa o ambienti rumorosi
- chi fa i conti con stress e affaticamento e ha bisogno di chiarezza e semplicità
- chi ha una bassa familiarità con il linguaggio digitale o un livello di istruzione limitato
- chi non ha dimestichezza con la tecnologia o è in età avanzata
- chi ha poco tempo e cerca le informazioni in modo rapido
- chi non parla l’italiano come prima lingua
Parlare a pochi, ignorare molti
Ogni barriera digitale è una conversazione inefficace.
Un sito inaccessibile riduce drasticamente la propria platea. Non solo perde utenti e potenziali clienti, ma trasmette anche un messaggio implicito: “questo spazio non è per te”. Al contrario, progettare con criteri di accessibilità significa ampliare la comunicazione, raggiungere più persone e costruire fiducia.
Da buona pratica a obbligo di legge
Dal 28 giugno 2025 l’accessibilità digitale diventa obbligatoria per le imprese.
Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act (EAA), recepito in Italia con il D.Lgs. 82/2022, anche alle aziende private con più di 10 dipendenti o 2 milioni di euro di fatturato è richiesto di adeguare il proprio sito alle WCAG – Web Content Accessibility Guidelines, cioè agli standard internazionali sviluppati dal World Wide Web Consortium (W3C) per rendere i contenuti web accessibili a chiunque, incluse le persone con disabilità visive, cognitive e motorie. Quella che fino a ieri era una buona pratica o una scelta di responsabilità, da oggi diventa anche un dovere legale.
Prodotti e servizi coinvolti
- Sistemi hardware e sistemi operativi informatici generici per consumatori, limitatamente all’hardware utilizzato.
- Terminali self-service (es. Totem, Bancomat)
- Apparecchiature terminali interattive per servizi di comunicazione elettronica (es. dispositivi telefonici)
- Apparecchiature terminali interattive per l’accesso a servizi di media audiovisivi (es. smart TV)
- Lettori di libri elettronici (e-reader) e software dedicati.
- Servizi di comunicazione elettronica (esclusi i servizi di sola trasmissione da macchina a macchina).
- Servizi di trasporto passeggeri (aereo, autobus, ferroviario, navigazione), incluse componenti come siti web, app mobile, biglietti elettronici, informazioni di viaggio in tempo reale e terminali self-service interattivi.
- Servizi bancari rivolti ai consumatori.
- Media audiovisivi (es. piattaforme di streaming).
- Servizi di commercio elettronico (e-commerce).
Destinatari e obblighi
Fabbricanti e rappresentanti autorizzati: devono progettare e realizzare i prodotti in conformità ai requisiti di accessibilità applicabili, predisponendo la necessaria documentazione tecnica a supporto.
Importatori: possono immettere sul mercato solo prodotti conformi ai requisiti di accessibilità, verificando che il fabbricante abbia eseguito la valutazione di conformità e disponendo delle relative evidenze.
Distributori: prima di distribuire un prodotto, sono tenuti a controllare che esso rechi la marcatura CE, sia corredato da istruzioni e informazioni (anche sulla sicurezza) in lingua italiana o inglese e che fabbricante e importatore abbiano ottemperato agli obblighi di legge
Fornitori di Servizi: devono progettare ed erogare i servizi in conformità ai requisiti di accessibilità applicabili, predisponendo le relative informazioni secondo quanto richiesto. Tali informazioni, e.g. una dichiarazione di accessibilità del servizio, vanno messe a disposizione del pubblico in forma sia scritta sia orale, con modalità accessibili alle persone con disabilità, e mantenute aggiornate per tutto il periodo di erogazione del servizio.
Accessibile significa anche più efficace
Un sito accessibile è più usabile, più performante, più credibile.
Rendere un sito conforme alle WCAG non è solo una questione di legge, ma ha anche un valore strategico, oltre che di responsabilità sociale.
Un sito accessibile, infatti, è:
- più usabile, perché l’esperienza utente è ottimizzata per tutte le persone, rendendo più facile la navigazione, che si traduce in un aumento del tasso di conversione e nella fidelizzazione del cliente
- più efficace, perché non esclude potenziali clienti, ma ampia il pubblico e, di conseguenza, il mercato, costituendo un vantaggio competitivo
- più performante, poiché ottiene una maggiore visibilità online nei motori di ricerca, contribuendo al posizionamento SEO
- più inclusivo, e quindi più credibile sul mercato, rafforzando l’immagine dell’azienda come eticamente attenta alle esigenze di tutte le persone
Come capire se il tuo sito è accessibile
Alcuni test immediati per valutare l’accessibilità del sito.
Chiedersi se il proprio sito è accessibile è il primo passo per costruire un’esperienza davvero inclusiva. Puoi fare alcune verifiche di base per individuare la presenza o meno di alcuni dei problemi più comuni:
- Immagini: hanno un testo descrittivo che ne spiega il contenuto?
- Testi: hanno un contrasto sufficiente con lo sfondo (minimo 4.5:1)?
- Zoom: il sito resta navigabile e leggibile anche con zoom al 200%?
- Animazioni: sono assenti elementi lampeggianti o animazioni rapide che possono generare fastidio visivo o disagio?
Se anche solo uno di questi aspetti non è rispettato, è probabile che il sito non sia conforme alle WCAG.
Da dove iniziare per rendere un sito accessibile
Trasformare un sito in un’esperienza accessibile richiede competenza e metodo.
Adeguarsi alle WCAG può sembrare complesso, ma con il supporto giusto diventa un percorso di crescita. L’approccio corretto parte da un audit di accessibilità, cioè un’analisi tecnica e funzionale del sito. Da lì si individuano le priorità di intervento, le correzioni necessarie e le opportunità di miglioramento, anche in termini di usabilità e performance complessiva.
Le sanzioni per chi non si adegua
L’obiettivo è l’inclusione, e il mancato adeguamento comporta il rischio di incorrere in sanzioni.
Per le aziende già soggette alla Legge Stanca, la sanzione può arrivare fino al 5% del fatturato. Per le altre imprese, le multe possono raggiungere i 40.000 euro.
Ma l’accessibilità non dovrebbe essere vista come un obbligo da temere, quanto come un investimento nel futuro digitale della collettività.
Rendere il web accessibile significa costruire un mondo digitale più giusto ed efficiente.
Contattaci per una consulenza e scopriamo insieme se il tuo sito è conforme alle WCAG: capire dove sei oggi è il primo passo per parlare davvero a tutte e tutti.