La salute negli ambienti indoor

Il problema della qualità dell’aria negli ambienti chiusi e sul luogo di lavoro.

Secondo quanto riportato nelle Linee Guida del Ministero della Sanità La tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati, l’espressione ambiente indoor si riferisce agli ambienti chiusi, di vita e di lavoro, non industriali. Rientrano quindi nella categoria le abitazioni, gli uffici pubblici e privati, le strutture commerciali, i locali destinati ad attività ricreative e/o sociali, i mezzi di trasporto pubblici e privati.

Negli ultimi decenni il problema della qualità dell’aria degli ambienti confinati non industriali, in particolare degli edifici adibiti ad uso di ufficio, ha assunto notevole rilievo in relazione all’impatto sul benessere e sulla salute umana. Un problema amplificato anche dal livello di attenzione e sensibilità della popolazione in tema di salute, sicurezza e comfort soggettivo al lavoro. La qualità dell’aria dell’ambiente di lavoro è quindi sempre più percepita dall’opinione pubblica come uno dei fattori determinanti della qualità della vita.

Non vi è dubbio che negli ultimi decenni vi sono state significative innovazioni progettuali e di impiantistica, ma l’inquinamento indoor rappresenta un problema da non sottovalutare: in primo luogo per il fatto che la maggioranza della popolazione trascorre fino all’80-90% del proprio tempo in questo tipo di ambienti, in secondo luogo in quanto il rischio non è limitato a categorie selezionate per età e stato di salute come nel caso dell’esposizione professionale, ma interessa la quasi totalità della popolazione, che comprende gruppi più suscettibili quali bambini, anziani e persone già affette da patologie croniche come malattie cardiache, respiratorie, asma bronchiale, allergie.

Alcuni inquinanti indoor possono provenire dall’esterno e sono legati all’inquinamento atmosferico, ma la maggior parte sono prodotti all’interno degli edifici stessi. Un vasto progetto europeo di ricerca che ha preso in esame circa 200 edifici moderni adibiti a ufficio, almeno 20 per ognuno degli otto Paesi coinvolti (Italia, Francia, Finlandia, Olanda, Ungheria, Grecia, Spagna e Portogallo), ha riscontrato livelli di inquinamento indoor da 1 a 5 volte superiori rispetto a quelli dell’aria esterna. Le cause sono riconducibili ad una ventilazione insufficiente, all’inquinamento da sorgenti interne ed esterne, ai contaminanti biologici, ma anche ai materiali edilizi. In particolare, per la maggior parte degli edifici adibiti ad ufficio esaminati, sono stati riscontrati livelli di inquinamento da formaldeide, benzene e terpeni anche di gran lunga superiori ai livelli di soglia. Colpa delle pavimentazioni (come il linoleum), degli arredi in legno, di colle, vernici e prodotti di pulizia, dai detergenti ai deodoranti, delle fotocopiatrici e delle stampanti.

I risultati della ricerca sono particolarmente allarmanti se si considera che passiamo la maggior parte della nostra giornata in ufficio e che una percentuale significativa della popolazione degli Stati membri dell’Ue vi lavora quotidianamente. Di conseguenza, la qualità dell’aria indoor nei luoghi di lavoro è una questione di fondamentale interesse poiché riguarda la salute e la produttività dei lavoratori e perché esistono ancora molte incertezze su come affrontare la questione nel contesto delle assicurazioni.

L’Italia non dispone ancora di una normativa organica e specifica per il controllo della qualità dell’aria negli ambienti di vita chiusi, ma a seguito di un accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome sono state emanate delle linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati – Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n. 276 del 27/11/2001. Queste forniscono informazioni fondamentali per la valutazione e la gestione, in termini di sanità pubblica, dei rischi connessi all’inquinamento dell’aria indoor ed indicazioni tecniche per orientare le azioni di prevenzione e controllo di tali rischi. Sul piano legislativo, un altro importante intervento per la riduzione dell’inquinamento indoor – e in particolare dal fumo di tabacco – è dato dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 dicembre 2003. Un accordo tra Stato, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano sulla tutela della salute dei non fumatori che fissa i requisiti tecnici dei locali per fumatori, dei relativi impianti di ventilazione e di ricambio d’aria e dei modelli dei cartelli connessi al divieto di fumare.