La movimentazione manuale dei carichi

I rischi e le patologie legati alle attività di trasporto e di sostegno di un carico e la valutazione del rischio.

Il rapporto esistente tra la movimentazione manuale dei carichi e l’incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche dell’apparato locomotore è ormai accertato da tempo. Questo tipo di attività sottopone il corpo a sforzi che debilitano ossa, muscoli ed articolazioni, creando danni soprattutto alla zona del rachide lombare, la parte inferiore della schiena.

Secondo le stime degli Istituti di Medicina del Lavoro, proprio le patologie croniche del rachide sono la prima causa di richieste di inidoneità parziale alla mansione specifica. Tra gli infortuni sul lavoro, la lesione da sforzo è rappresentata nel 60-70% dei casi da lombalgia acuta e non risulta ci sia stata alcuna controtendenza significativa negli ultimi 10 anni. I lavori nei quali i rischi di movimentazione manuale dei carichi assume un ruolo significativo nella comparsa di lombalgia sono infatti numerosi e sono riconducibili ad attività dove è più difficile rendere la movimentazione meccanica ed automatica. Una realtà che in Italia interessa almeno 5 milioni di lavoratori.

Il Titolo VI del Decreto legislativo 81/2008 è dedicato proprio all’argomento. Rispetto alla normativa previgente, riporta diverse novità e, cosa molto importante ai fini della creazione di comportamenti condivisi, propone una chiara definizione delle attività che possono essere categorizzate come tali. Ai sensi dell’art. 167 dello stesso decreto, si definiscono MMC – per l’appunto movimentazione manuale dei carichi – tutte le operazioni di trasporto e di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori. Tra queste, sono comprese tutte le azioni che per le loro caratteristiche comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, come il sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico. Questa sistematizzazione aiuta nell’applicazione delle norme tecniche specifiche che concorrono ad una corretta valutazione del rischio, trattata nell’Allegato XXXIII del Decreto. In particolare, sono richiamate le norme della serie ISO 11228, suddivise in tre parti:

  1. sollevamento e trasporto;
  2. traino e spinta;
  3. movimentazione di carichi leggeri ad alta frequenza.

Pertanto, al fine assumere un atteggiamento corretto ogni volta che si debba effettuare la movimentazione manuale di un carico, occorre aver preventivamente preso in esame l’entità del rischio proprio attraverso l’analisi del ciclo produttivo e la quantificazione degli indici calcolati e/o misurati nel rispetto dalla norma UNI ISO 11228. Una valutazione corretta diventa fondamentale al fine di stabilire la necessità di elaborare un eventuale programma di miglioramento che, associato alla formazione e all’addestramento dei lavoratori, possa andare a costituire un valido presidio di prevenzione e/o diminuzione delle patologie derivanti dal sovraccarico biomeccanico.